Pizzo Calabro

PIZZO CALABRO

[smartslider3 slider=22]

Cenni tratti dal libro “DESIDERIO DI UN SOGNO”

Pizzo, anche nota come Pizzo calabro, è un comune di 9.235 abitanti in provincia di Vibo Valentia in Calabria.

Pizzo e la più pittoresca cittadina, arroccata sul pendio di uno spettacolare promontorio che s’innalza a picco sul Mar Tirreno. Esso si trova al centro del Golfo di Santa Eufemia.

Pizzo nasce sulle rovine di Napitia, colonia di Focesi, in seguito distrutta da un attacco di Saraceni e ricostruita da Nepeto, nel periodo greco. In età

medievale fu elevata la fortificazione con torri e mura, fu un borgo commerciale con differenti residenze signorili: fu sede di un monastero di Basiliani e furono costruite diverse chiese, la più importante, quella delle Grazie, per opera di alcuni raccoglitori di corallo provenienti da Amalfi, e quella di Piedigrotta.

A Pizzo esiste un edificio caratteristico scavato nel promontorio di tufo e si trova in località Prangi, che si affaccia sulla spiaggia di Pizzo Calabro, vicinissimo al mare.

Esiste una singolare chiesetta nell’interno di grandi pareti rocciose verso il mare. Si accede attraverso una scalinata in granito sirrese e dalla statale 522, camminando per un viottolo che costeggia lo stupendo Basso Tirreno. Esiste una posizione da dove è possibile scorgere angoli paesaggistici veramente unici, facente parte del Golfo di Santa Eufemia. Si può ammirare una scogliera di tufo che non conosce originale.

Riguardo la chiesetta di Piedigrotta chiamata dagli abitanti di Pizzo “A Madonnella”, esiste una leggenda che racconta di marinai scampati al naufragio, che finiti nella costa calabrese ritrovano un quadro raffigurante la Madonna, il quale stava già a bordo. Definivano la strana circostanza, un vero miracolo e decisero di costruire una chiesa dedicata alla Madonna. Proprio nel luogo in cui approdarono, collocarono il quadro su un altare in onore della loro salvatrice.

Verso la fine del XIX secolo artigiani locali, ampliano la grotta realizzando tre navate, creando all’interno, con la stessa roccia di tufo, statue e sculture che rappresentano scene di sacre scritture.

Pizzo possiede il castello Murat, eretto nella seconda metà del XV secolo da Ferdinando primo di Aragona e conserva, ancora oggi, il suo volume compatto, è costituito da un massiccio corpo quadrangolare che da una parte si affaccia sul mare e scende perpendicolare sulla rupe, dall’altra vi è l’antico fossato, ormai trasformato in strada.

Il corpo centrale è inoltre affiancato da due torri a tronco conico. I tre piani, ricavati all’interno, si trovano: due al di sopra e uno sotto di essi. Sono caratteristiche le antiche carceri costituite da cinque vani ricoperti a volta e aperture che danno verso il mare e il centro abitato.

Nelle carceri del castello fu imprigionato, condannato e giustiziato Gioacchino Murat, Re di Napoli e cognato di Napoleone.

.

Murat affrontò con forte orgoglio e dignità la sua prigionia fino alla fine, confermando la sua fama di condottiero valoroso. Rimane la commovente lettera scritta alla moglie Carolina.

Lo stesso carcerato “Murat” desiderò comandare il suo plotone d’esecuzione. La frase da lui pronunciata fu: “Puntate al petto, risparmiate il volto”, commosse a tal punto i soldati che lo risparmiarono, intimiditi al suo primo ordine di fare fuoco, dovettero aspettare che Murat desse l’ordine per la seconda volta. Il suo corpo è sepolto in una fossa comune al centro della Chiesa di San Giorgio Martire, dove una pietra tombale ricorda il passato di un Re capace di vincere, regnare e morire.

.
.

La pesca del tonno locale ebbe grande importanza per l’economia della zona. In questo comune si produce il “tartufo”. Esiste una cultura tradizionale calabrese.

.

Pizzo si trova sulla costa Nord Est, dalla pineta Mediterranea fino alla foce del fiume Angitola in cui si estendono quasi 9 km di spiagge sabbiose. Subito dalla costa si erge la montagna provinciale di Vibo.

L’aeroporto e la città di Lamezia Terme distano solo 25 km. La foce del Pizzo in epoca borbonica, era famosa come località di arrivo della nave postale da Napoli, anche se non aveva un porto vero e proprio, era un luogo di provenienza di pesci buonissimi, in primis il tonno, fresco o sott’olio per cui Pizzo era famosa.

I Borboni fecero qualche intervento per Pizzo. C’è traccia del viaggio del 1854 e del Re Ferdinando II, giunto in Calabria con l’esercito napoletano in esercitazione armata, e con il figlio Francesco (da lui chiamato Ciccillo).

.

Una notte il Re rimase impantanato alla foce del fiume Angitola, i pizzitani, gli offrirono ospitalità, in case signorili, ma il re volle accettare l’ospitalità del convento, San Francesco di Paola, cui era devotissimo. Si tramandava che il convento era assolutamente impreparato a ricevere il re, e forse non avevano neanche acqua potabile. A Pizzo esistono ancora alcuni palazzi nobiliari: Palazzo Musolino; Palazzo Alcalá; Palazzo Mattei;  Villa Cordopatri.

A Pizzo vissero alcuni personaggi importanti.

Ilario Tranquillo (1668–1743) teologo, storico e scrittore italiano.

Benedetto Musolino (1809−1885), patriota e uomo politico.

Antonino Anile (1869−1943), anatomista, letterato e uomo politico.

Angelo Savelli (1911−1995), pittore e artista.

Giorgio Marincola (1923−1945), Partigiano (M.O.V.M.). Nacque, in Somalia, ma cresciuto a Pizzo.