Calabria montana

CALABRIA ENTROTERRA

Caqabria montana- entroterra, lato Mare Jonio partendo da Reggio Calabria: Per altre informazioni

Reggio – Bova MarinaBova marina fu fondata da Monsignor Dalmazio D’Andrea, Vescovo di Reggio Calabria (Bova), che nel 1870 acquistò dal Regio Demanio una fascia di terra lungo il torrente Siderone Poi, D’Andrea divise il terreno acquistato e lo regalò ai contadini che volevano scendere dalla montagna, che formarono un piccolo agglomerato urbano. Bova Marina, sorge su antichi insediamenti ebraici, bizantini e grecanici, i cui resti sono visibili nelle zone circostanti. Nel 1908 viene dichiarato Comune autonomo. In quegli stessi anni arrivò la ferrovia. Già Bova Marina era un polo di attrazione commerciale

Siderno: Nel cuore della Locride, è al centro di una pianura tra Roccella e Locri. Nel periodo estivo la località è ricchissima di turisti attratti dall’ampia spiaggia e dal piacevole lungomare. A 192 mt. sopra il livello del mare, si può ammirare Siderno Superiore, borgo di origine medievale fortificato nel ‘500. Il centro è caratterizzato da antiche case e da strette vie, nonché da nobili dimore sei e settecentesche, con balconi in ferro battuto e portali in pietra. L’origine del paese è ancora molto discussa tra gli studiosi. Secondo la tesi di alcuni sarebbe stata una colonia greca, da far risalire all’VIII-VI sec. a. C. Tale ipotesi trova sostegno in alcuni ritrovamenti archeologici. Da una serie di ruderi epoca romana si può dedurre che la città dovesse essere una villa romana.

Roccella Jonica:

I primi insediamenti del territorio roccellese si ebbero sulle alture alle spalle del paese, in località S. Onofrio, dove è nota una necropoli preellenica pertinente ad un insediamento dell’eta’ del ferro. Ne sono testimonianza i ritrovamenti di numerosi reperti archeologici: resti di armi, giavellotti, fibule e suppellettili varie, che sono oggi conservati nel Museo Nazionale di Reggio Calabria.Una tradizione erudita vuole collocare in questa zona una città antica di nome Amphisya ricordata nei poemi del poeta romano Ovidio. Le notizie sicure si riferiscono soltanto alla fase tardo antica e medievale, come fortificazione di un preesistente abitato situato sul litorale.

E’ evidente che la rupe a ridosso sul mare e dalla cui conformazione la cittadina trae il suo nome, ha rappresentato la peculiarità del luogo e della sua storia, rendendola unica nella storia di questa porzione di territorio. Infatti nel X secolo il paese si chiamava già Rupella, poi Arocella, fino all’attuale nome di Roccella. Secondo Cingari il centro abitato sulla rupe nacque intorno all’XI secolo come luogo di approdo, transito e difesa per i centri dell’entroterra; comunque dalle fonti angioine si apprende che nel 1269 il centro, che era già esistente, viene dato in feudo a Gualterio da Collepetro da Carlo I d’Angiò.

Monasterace è una cittadina situata lungo la costa jonica della Calabria, nei pressi di Punta Stilo. Con le grotte di Santangelo

Monasterace si trova all’estremità Nord della Locride tra le provinciedi reggio Calabria e Catanzaro nord della Locride, tra la provincia di Reggio Calabria e Catanzaro. Si divide in Marina e Superiore. Nella zona marina del paese si trovano i resti dell’antica Kaulon, colonia della Magna Grecia. Nella zona superiore del paese, sulla cima di una collinetta sorge il piccolo Borgo medioevale, dove si possono ammirare opere architettoniche tra le più importanti della Calabria.

Monasterace è quindi uno dei pochi paesi della Calabria ad avere due originii: magno greca e medioevale.

Marina di Badolato – Le origini di Badolato, deriva da Vadolato, per merito di Roberto il Giuscardo che nel 1080 fece erigere un fortificato castello.

Soverato– La nascita dell’Antica “Suberatum” sul colle vicino l’attuale Soverato Superiore, risale forse al X secolo. Con l’arrivo dei coloni Greci sulla costa ionica, Soverato passò sotto il dominio di Skylletion, Nel 1271 Soverato passò dalla famiglia Passalacqua ai De Monfort, feudatari della vicina Squillace; negli anni a seguire si verificò un vorticoso avvicendarsi di vari feudatari,

Copanello –  Copanello di Stalettì è una frazione del comune di Stalettì in provincia di Catanzaro, situata lungo la costa jonica della provincia calabrese. È delimitata a nord dal fiume Alessi e a sud dal torrente Lamia. Si suddivide in Copanello alto e Copanello lido.

Marina di Catanzaro – O Catanzaro Lido fu fondato da pescatori catanzaresi.

Belcastro – Di incerte origini, e presunto borgo natio di San Tommaso D’Aquino, Belcastro è dominato dai resti del castello trecentesco dei conti d’Aquino e conserva un suggestivo centro storico.

Belcastro (16)

L’abitato di Belcastro, tipico di un feudo medioevale, sorge su uno sperone, ai piedi del Castello dei Conti D’Aquino.

Alla sommità dello sperone si staglia il castello medievale in stile normanno dei conti d’Aquino che sarebbe il luogo di nascita di San Tommaso d’Aquino. Il Paese é circondato da uliveti, da cui si ottiene un olio sopraffino.

Belcastro è adagiato alle falde sud-orientali della Sila Piccola verso la costiera ionica, e questa posizione riserva il notevole pregio di poter raggiungere il mare o la montagna in pochi minuti. Nelle vicinanze vi sono le località balneari di: Capo Rizzuto e Le Castella, nel Crotonese, nonché Catanzaro Lido, Copanello, Soverato e il Parco Archeologico di Scolacium, dalla parte opposta. Vi sono i Monti della Sila Piccola. Sul fianco sinistro del paese c’é la valle del Nasari, affluente del fiume Crocchio e cuore naturale incontaminato di grande fascino.

Le Castella – Castello

Crotone, derivata da Croton figlio di Enaco. (ha un castello e porto) – La città di Crotone è antichissima pare che la sua nascita risale al 700 a. C Fondata da un gruppo di achei. Nel periodo di decadenza fu costituita la lega Italiota tra Metaponto e Caulonia.

Il Castello passò dai Ruffolo a Carlo V…

Nasce come una rudimentale fortezza sull’antica Acropoli greca. Il primo che riuscì con uno stratagemma a conquistarla fu Dionisio il Vecchio, tiranno di Siracusa nel 380-378 a.C.

Rocca di Neto – Rocca di Neto, con il suo paesaggio caratterizzato inizialmente da una fascia tutta gobbe e colline cui seguono, dolcemente, le pendici che collegano le colline al corso del Neto prettamente pianeggiante, si pone alle spalle della fascia costiera tra Cirò Marina e Crotone.

L’origine di Rocca di Neto è lontana, risale infatti all’epoca dell’immigrazione greca di Calabria.

La rocca di Neto antica allora chiamata “Casale di Terrate” sorse sulle alture di Cupone e di Tanzano Vella stava vicino a Santa Severina, Strongoli e Crotone.

Già dal 71 a.C., Rocca di Neto, rimase sotto il dominio romano alle dipendenze di Petelia.

A rocca di Neto esisteva il monastero Cristercense di (Santa Maria delle Terrate) sorto nel 1178, filiale della Sambucina, il quale, all’inizio del XXIII secolo, passerà, poi alle dipendenze dell’Abbazia di sant’Angelo in Frigillo. A Santa Maria delle Terrate iniziò una fase di rinascita del Casale Terrate determinandone la ripresa economica

L’abbazia aveva, la funzione di promuovere la cultura e di favorire anche le attività agricole dell’area dove si era insediata. Compito cui i monaci cistercensi assolsero egregiamente per alcuni secoli, perché modellarono il paesaggio agrario di Casale di Terrate coltivando i vigneti, gli alberi da frutto e, attorno agli abitati, gli orti.

Strongoli – Ex Petalia. La storia di Petelia è stata sempre collegata a quella delle altre città della Magna Grecia, in particolare Crotone e la sua rivale Sibari, città sempre in lotta tra di loro per il primato politico ed economico. Le divergenze furono tante, finché non si arrivò ad una tragica guerra (che coinvolse tutte le città) e in soli 70 giorni Crotone distrusse la città di Sibari (510 a.C.), sommergendola, alla fine, con le acque del fiume Crati. Il predominio di Crotone fu incontrastato, per un certo periodo, diventando la città più ricca dell’Italia greca, la più potente, la più popolosa comprendendo nella sua influenza tutte le città dello Jonio compresa Petelia. La conquista romana del meridione comincia con la caduta in mano dei Lucani, dei Bretii, dei Sanniti, di Taranto e di Reggio. Così anche Petelia diventa città romana, federata, autonoma, con possibilità di coniare ed emettere monete. Le monete, piuttosto rozze, riproducono in alcuni tipi la dea Demetra velata e incoronata di spighe, con sul retro Zeus nudo e appiedato con scettro e fulmine nelle mani.

Cirò Marina. (castello antico)

LE ORIGINI DI KRIMISA. Attuale Cirò Marina.  Ai tempi della Magna Grecia nel suo territorio sorgeva una colonia greca, denominata Krimisa o Cremissa, il cui sito esatto resta ancora oggi un enigma nella storia, tanto che alcuni studiosi ritengono che con questo nome si designasse, più che una città, un territorio. Il territorio cirotano, grazie alla sua posizione geografica, ha registrato nel corso dei secoli la presenza costante dell’uomo. Un lembo di terra, Punta Alice, si spinge infatti gradatamente nel mare, costituendo il punto estremo del golfo di Taranto. Nell’antichità, per questa sua felice posizione, aveva una importanza molto rilevante per la navigazione. Era un punto di facile approdo per chi veniva dall’Oriente e dalla Grecia. I ruderi del Castello Sabatino, una costruzione militare a pianta quadrilatera con torri angolari speronate. Edificato nei primi decenni del XVI secolodai Carafa marchesi di Cirò, è noto pertanto anche come castello dei Carafa, nel Settecento fu trasformato dagli Spinelli, feudatari principi di Tarsia, che del manufatto militare fecero un’elegante dimora gentilizia. Il castello fu acquistato dalla famiglia Sabatini nel 1845 dalla quale prende oggi il nome

Cariati, (Castello nuovo) – Secondo la tradizione, il paese sarebbe stato fondato sulle rovine di Chone, colonia magno-greca che sorgeva nei pressi del torrente Fiumenicà. Nel sec. III a.C. passò sotto il dominio di Roma e fu nota come Paternum. A causa delle continue incursioni saracene il paese fu edificato in collina, in un luogo più sicuro e difendibile, in modo da costituire una postazione militare di rilevante importanza strategica specialmente ad opera di Niceforo Foca. Tutto ciò non impedì, tuttavia, la sua conquista, nel 1050, da parte di Roberto il Guiscardo.

Marina di Schiavonea – Frazione di Corigliano-Rossano Calabro

Rossano – Si presume sia stato fondato dagli enotriintorno all’XI secolo a.C., passò sotto il controllo magno-greco (VII-II secolo a.C.) e successivamente divenne l’avamposto romano nel controllo della piana di Sibari e nell’infruttuoso tentativo di conquista dei territori montuosi della Sila, allora occupati dai bruzi. Nel II sec. l’imperatore Adriano vi costruì un porto capace di accogliere 300 navi. Tra il 540 ed il 1059 Rossano visse una fase di grande splendore sociale, artistico, culturale sotto il dominio dei bizantini: sede dello stratego, la sua posizione strategica – “la città attesta nel volto e nel sito la sua anima e storia. Arroccata su una irregolare prominenza dei primi contrafforti della Sila, alla quale guarda a mezzogiorno, sta su rossastra muraglia di roccia, fasciata e chiusa quasi da un vallo naturale, mentre a nord, rimpetto al golfo ionico, è congiunta alla piana marina da costoni ripidi che ne costituirono una naturale protezione, assieme a mura e fortificazioni, da incursioni esterne. Da numerosi invasori, fu molto appetibile e, quindi, meta di conquista da parte di numerosi invasori, (visigoti, longobardi e saraceni) ma non fu mai espugnata; sede di arcidiocesi, documentata fin dal X secolo, costituì anche un centro di irradiazione della spiritualità monastica di tradizione italo greca, di cui si conservano numerose tracce e testimonianze storiche, artistiche ed architettoniche.

Corigliano Calabro – La questione relativa alle origini di Corigliano ha da sempre suscitato vivaci dibattiti. I termini della discussione, recentemente sintetizzati, hanno messo in evidenza quattro ipotesi relative all’accrescimento, avvenuto tra Età antica e Alto medioevo, della realtà urbana coriglianese. La prima vide protagonisti Ausoni ed Enotri: dai primi il sito avrebbe tratto il nome “Ausonia”. La seconda fase, svoltasi nel noto quadro storico legato alla nascita di Sibari (VIII-VII secolo a.C.)

Sibari – Sìbari fu fondata tra due fiumi, cui i coloni diedero il nome di Crati e Sìbari, alla fine dell’VIII secolo a.C. da un gruppo di Achei provenienti dal Peloponneso. Sibari si sviluppò rapidamente grazie alla fertilità del suo territorio dove si coltivavano olio, frumenti e frutta. Secondo Strabone, Sìbari fu fondata da Is di Elice. Il lusso, la superbia e la pigrizia caratterizzava il popolo sibarita. La città governò su quattro tribù e 25 città. Alla fine del VI secolo a.C. fu scossa da varie vicende politiche e, quando fu capeggiata da Telys, molti aristocratici furono costretti a fuggire. Alla richiesta di Telys di consegnare gli esuli sibariti, i Crotoniati rifiutarono; i Sibariti, dunque, iniziarono la guerra con Crotone.

Nel 510 a.C., dopo una guerra durata 70 giorni, i Crotoniati che con 100mila uomini riempirono un circuito di 50 stadi (circa 9 km), guidati dal pluri-campione olimpico Milone, conquistarono la città, deviarono il fiume e la sommersero. Nel 444-443 a.C. ci fu la fondazione panellenica di Thurii, dal nome di una fonte nelle vicinanze In seguito. Thurii fu assoggettata dai Lucani. La città perse importanza e nel 193 a.C. i Romani vi dedussero una colonia, cui diedero nome Copia Nell’84 a.C. fu trasformata in municipio e in periodo imperiale, tra il I e il III secolo d.C, si sviluppò nuovamente. Nel corso del V e del VI secolo iniziò a decadere per l’impaludamento della zona. Un secolo dopo l’area era completamente abbandonata.

Torre saracena

Le torri costiere del Regno di Napoli costituivano il sistema difensivo, di avvistamento e di comunicazione lungo la fascia costiera del regno di Napoli. Furono costruite per arginare le frequenti incursioni saracene e corsare.

Da ogni torre era possibile scrutare il mare e vedere di solito le due adiacenti, con la possibilità di inviare segnali luminosi e di fumo per trasmettere un messaggio o richiedere soccorso.

Le torri costellano gran parte delle coste dell’Italia meridionale e sono spesso interessanti dal punto di vista architettonico; si svilupparono più o meno contemporaneamente a quelle che venivano fatte costruire negli altri stati della penisola italiana, tuttavia, essendo il Regno di Napoli la parte più protesa nel Mediterraneo e la più esposta alle scorrerie, qui si trovano una enorme quantità e varietà di esempi.

Calabria entroterra. Partendo da Reggio C. per i monti fino ai confini di Regione.

Reggio C. – La millenaria Storia di Reggio di Calabria inizia dall’origine mitologica e risale al 2000 a.C. per proseguire con la fondazione come colonia greca nell’VIII secolo a.C. Fu una fiorente città della Magna Grecia e successivamente alleata di Roma. Poi fu una delle grandi metropoli dell’impero bizantino e fu sotto le dominazioni dei normanni, degli svevi, degli angioini e degli aragonesi. Fu distrutta da gravi terremoti nel 1562 e nel 1783. Entrò a far parte del Regno di Napoli e del Regno delle Due Sicilie e passò quindi al Regno d’Italia. Nel 1908 subì le distruzioni di un altro terribile terremoto e maremoto, quindi fu ricostruita in epoca liberty ma poi parzialmente danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Crebbe notevolmente nel corso del XX secolo ma nei primi anni settanta fu protagonista di grandi sconvolgimenti regionali, le cui conseguenze portarono ad un ventennio buio, dal quale però, grazie ad una serie di fortunate amministrazioni negli ultimi decenni, la città si è notevolmente ripresa, tornando ad essere secondo i dati demografici, economici e turistici protagonista nel panorama mediterraneo.

Santo Stefano –  D’Aspromonte (RC) L’origine del paese risale al primo medioevo. Fondato dai Bizantini nel VII secolo, pare tuttavia avere origini ancor più antiche. Il termine greco stephanos, infatti, equivale al latino corona. Secondo lo storico rev. G. Pensabene, Santo Stefano, in posizione militarmente strategica, sarebbe stato la “corona”, cioè “la cintura di difesa delle forze romane a monte”, quindi attribuisce al centro una funzione militare già in epoca romana. In seguito, arrivati i Greci Bizantini, il lessico latino cominciò ad essere tradotto alla greca, stephanos, appunto.

parco Nazionale della Calabria – Nel Parco Nazionale d’Aspromonte è la natura a farla da padrona, con vette che sfiorano i 2000 metri. Sesto parco nazionale ad essere stato istituito in Italia, il Parco Nazionale d’Aspromonte presenta una struttura molto frastagliata del territorio, dal Tirreno allo Ionio e regala una grande varietà di specie vegetali generando un’ampia biodiversità, grazie anche alle condizioni climatiche particolarmente favorevoli. Si incontrano oleandri e tamerici ma è possibile osservare anche il pioppo nero, il salicone e l’ontano nero, grazie alla numerosa e abbondante presenza di corsi d’acqua.

Polistena –  Anticamente Polistena si chiamava Santa Marina. Il nome Polistena deriva forse dal greco, ed è associazione di due termini polis (città) e tena (forte) o tenon (fortezza). Si pensa anche che derivi sempre dal greco ma dalla parola polùstenos (molto stretto). Polistena, posizionata fin dai tempi storici in una verdeggiante piana, è altresì situata al centro dell’istmo più breve tra le città magno-greche di Locri e Medma (Rosarno), e fu una stazione di passaggio per i locresi che dovevano raggiungere Rosarno colonia da loro fondata. I ritrovamenti archeologici (che sono nel museo di Polistena), evidenziano una forte frequentazione del territorio e ipotizzano la presenza di un qualche aggiornamento urbano prima e dopo l’epoca della colonizzazione della Magna Grecia. Nel territorio sono stati rinvenuti anche oggetti di epoca neolitica, mentre altri ritrovamenti di epoca più recente hanno permesso di identificare la presenza di insediamenti romani. Pur nella esiguità di superstiti documenti cartacei, s’ipotizza che Polistena sia stata presente in età bizantina, allorquando, nel suo territorio, vennero a stanziarsi monaci basiliani che, tra l’altro, introdussero i culti di Santa Marina e della Madonna dell’Itria. Quest’ultimo è tipicamente legato alla persecuzione iconoclastica e la raffigurazione della Madonna trasportata dai monaci basiliani si tramanda, particolarmente, in una icona di gusto bizantineggiante (ma eseguita nel XVI secolo) che si conserva nella Chiesa della SS. Trinità. Tuttavia, Polistena, con indiscussa certezza, trova riscontro documentario nella storia, nel 1266, allorquando il Segreto di Calabria pose in subappalto la gabella della Bagliva di Polistena. Molto altro si puo conoscere di questa cittadina

Taurianova – Ufficialmente Taurianova, è nata il 12 marzo 1928 dall’unione dei comuni di Terranova Sappo Minulio, Radicena, Jatrinoli e l’assegnazione di una serie di frazioni e contrade tra le quali San Martino, Amato, Pegara e Scroforio. Terranova, insieme a quest’ultima località, nel 1946 si staccò per diventare Comune autonomo. Lo sviluppo dei due centri di Radicena e Iatrìnoli, all’origine dell’odierno nucleo urbano, e dell’attuale frazione San Martino, tutti antichi casali di Terranova, che per la loro posizione geografica si trovano al centro di un importante sistema viario, può considerarsi parallelo L’esperto di storia bizantina italiana André Guillou, il quale, richiamandosi a un documento di donazione, dimostra che Radicena esisteva fin dal 1050 e menziona dello stesso periodo il monastero di Santa Lucia situato ad ovest del suddetto centro. Padre Fiore, storiografo del Settecento, afferma che la loro fondazione è stata opera dei profughi provenienti da Tauriana, importante e fiorente centro della costa tirrenica, distrutto nel 950 dalle incursioni saracene dell’emiro di Palermo, Hasan-Ibn Alì, di casa Kelbita, il quale per il mancato tributo dovutogli dai Bizantini decise di occupare tutta la Calabria.

Cittanova –  La nascita di questa cittadina è nel 12 agosto 1618], data d’emanazione del bando di edificazione del “Nuovo Casale di Cortoladi, ad opera del primo principe di Gerace, Girolamo Grimaldi.

Il “Nuovo Casale di Cortoladi”, in seguito denominato col più semplice “Casalnuovo”, nelle intenzioni del feudatario doveva raccogliere le popolazioni dei villaggi dei suoi latifondi, precedentemente presenti nei dintorni ma spopolati dai terremoti e dalle epidemie avvenuti nel 1616 e sarebbe servito anche a controllare agevolmente l’importante via che univa il Tirreno allo Ionio tramite il Passo del Mercante. Per questi motivi, venne scelto come luogo di edificazione un punto nei pressi di Cortoladi, villaggio distrutto completamente dalle scosse telluriche del 1616 e che sorgeva vicino a Radicena.

Angelo – Piccolo borgo

Filogaso, piccolo borgo

Monterosso – Monterosso Calabro, posto sul lato nord del vibonese, in collina tra il Lago Angitola e l’altopiano delle Serre, ai piedi del Monte Coppari. La cittadina ha tutte le caratteristiche dei centri medioevali, stradine strette e tortuose, saliscendi e passaggi a cunicoli. Numerosi sono i palazzi degni di interesse, tutti dotati di splendidi portali in pietra, di stemmi nobiliari e decorazioni (palazzi Aceti, Basile e Massara ). Nel palazzo Aceti è ospitato il Museo della civiltà contadina e artigiana della Calabria; Museo d’Europa, visitabile il martedì, giovedì e sabato tra le 09.00 e le 12.00, domenica dalle 16.00 alle 18.00. Nel museo è presente anche una sezione dedicata al lino in cui si illustra la lavorazione del lino stesso, della seta e della ginestra. Altre sezioni del museo sono dedicate alla lavorazione delle botti e del ferro battuto, alla spremitura delle olive e quanto altro di artigianale è da attribuirsi alla storia della Calabria. Tra le chiese, di particolare importanza la chiesa parrocchiale del 1600 e la più recente Chiesa del Rosario del 1800.

 Maida – Il territorio fu abitato dai tempi più remoti. Lo testimoniano le numerose grotte presenti nella zona, certamente abitate in epoche lontanissime e alcuni reperti scoperti nel litorale. Dal II millennio a.C. in poi ci furono varie invasioni di popoli indoeuropei. Tra i tanti ricordiamo gli Enotri. Tra il VII e il VI secolo a.C. arrivarono i Greci, che, anche in questi luoghi, fondarono delle città. Alcuni scrittori (Vossio) sostengono che a Maida sorgesse l’antica Lametia, altri (Barrio) la identificano con Melania. In seguito troviamo i Romani, i Longobardi, i Bizantini (sotto i quali comincia a sorgere un borgo fortificato), gli Svevi, gli Angioini. Nel 1334 Roberto d’Angiò assegna il feudo di Maida a Goffredo Mazzano. Nel 1400 appare già padrone del feudo Gualtiero Caracciolo detto il Viola. E la famiglia Caracciolo sarà a lungo, tranne brevi pause, padrona del feudo. Nella metà del XV secolo arrivano dei coloni albanesi che daranno origine all’abitato di Vena di Maida.

Filadelfia – Fu fondata nel 1783, in pieno periodo illuminista, come nuova città per gli abitanti della vecchia Castelmonardo, distrutta da un potente sisma e le fu conferito il titolo di città il 24 giugno del 1787 da Ferdinando I delle Due Sicilie, su esplicita richiesta del vescovo Giovanni Andrea Serrao, tra i fondatori di Filadelfia. Quasi tutte nel centro storico si trovano cinque chiese e altri palazzi del settecento.

Catanzaro (Parco Bio diversità) – Catanzaro, edificata in posizione mediana al Golfo di Squillace, è circondata da innumerevoli siti archeologici di epoche paleolitiche e neolitiche.

Parco bio (cz) (7)
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E’ stata fondata tra il IX ed il X secolo, dai Bizantini dalla cui lingua, greca, deriva il suo nome: katantzarion che significa: sotto terrazze. Questa ipotesi sembra una leggenda metropolitana dell’epoca, forse per rafforzare tra il popolo il mito della potenza bizantina unita alla religione, tanto è che si parla di S.Cattaro e S. Zaro. Un’altra versione sull’origine del nome la danno alcuni storici catanzaresi i quali asseriscono che la città fu fondata nell’anno 804 da due leggendari condottieri bizantini, Kattaro e Zaro dai quali ne venne Kattarozaro e quindi Catanzaro.

Le popolazioni indigene della costa jonica, nei pressi dell’attuale Catanzaro, furono costrette a lasciare i luoghi stanziali a causa di malattie endemiche, come la malaria, che delle incursioni saracene e si rifugiarono verso l’entroterra, fino a occupare un colle, Greca o Pazzano, dove dettero inizio al primo insediamento catanzarese.

La città venne conquistata nel 1059 dai Normanni, ad opera del loro condottiero, Roberto il Guiscardo, che non riuscì altresì a cambiare il costume Bizantino della città, dal quale derivava, anche col concorso della numerosa e danarosa colonia ebraica, l’arte della seta, gloria ed onore di Catanzaro che ne resterà arricchita anche economicamente per alcuni secoli.

Nel 1252 la città venne infeudata a Pietro Ruffo ma, falliti i tentativi di instaurare un’unica signoria tra la Calabria e la Sicilia, Manfredi si impadronì nel 1256 di Catanzaro che, dopo il trionfo di Carlo D’Angiò, ritornò ai Ruffo e precisamente a Pietro II.

Alfonso D’Aragona, nel 1444, proclamava Catanzaro “demaniale” e le concedeva molte franchigie, sostenendo altresì il ribelle Antonio Centelles, un audace spagnolo che, dal suo matrimonio con Enrichetta, ultima erede di casa Ruffo, aveva ottenuto la contea di Catanzaro ed il marchesato di Crotone.

Nel 1519 Carlo V privilegiò Catanzaro con gli “Statuti dell’Arte della Seta”.

Vibo Valentia  (porto)

Vibo Valentia (Porto)

Ubicata al centro della Calabria, a poca distanza dal mare, Vibo Valentia è situata su una verde collina, che si innalza dalla pianura di S. Eufemia e si allarga verso Sud-Ovest nel vasto e fertile altopiano del Poro, degradando a Sud nella piana di Gioia Tauro e ad Est nella suggestiva vallata del Mesima, un piccolo fiume che la unisce alle montagne delle Serre. Ai piedi di essa, sul mare, c’è Vibo Marina, dotata di un porto turistico-commerciale e di spiagge. Questa felice posizione ha reso la città un centro importante sotto tutti gli aspetti fin dai tempi più remoti. La sua storia è millenaria: è stata città greca con il nome di Hipponion e municipio romano con il nome di Vibo Valentia, poi città bizantina. Distrutta nel 983 d.C. dai Saraceni fu ricostruita dall’imperatore Federico II di Svevia con il nome Monteleone, che conservò fino al 1928, per riprendere poi, definitivamente, il nome datole dai Romani.

L’origine della città di Vibo Valentia è antichissimo e nulla si conosce dei millenni passati. Nell’area che interessa la città, di ritrovamenti risalenti al paleolitico, ben diversa è la situazione per l’età neolitica. Nella zona di Trappeto Vecchio ed in località Telegrafo, l’odierno Parco delle Rimembranze, sono stati rinvenuti, infatti, resti di antiche “stazioni litiche” che confermano le tradizioni e le affermazioni di antichi scrittori. Per quanto riguarda l’età del bronzo, importante è il rinvenimento, durante gli scavi per la costruzione della sede dell’attuale A.S.L., di una tomba con due corredi distinti: il primo, greco, risalente agli inizi del VI sec. a. C., il secondo, rappresentato da una spada e da un coltello spezzato, databile al XIII – XII sec. a. C. Quest’ultimo rinvenimento è molto importante sia perché costituisce la prova dell’esistenza di un abitato in tale periodo, sia perché dimostra un legame tra l’abitato locale e civiltà dell’Europa centrale. In località Scrimbia infine sono stati ancora ritrovati resti risalenti alla prima età del ferro. Alla fine del VI sec. a. C. i Locresi fondarono la città greca. Queste sono le notizie più antiche relative alla città di Vibo Valentia, ma accanto ad esse non si devono dimenticare le meno certe, poi esistono le leggende collegate alle sue origini. I Greci hanno attribuito alla città di Vibo Valentia un fondatore mitologico, Ippone, un eroe focese che, dopo la caduta di Troia, sarebbe approdato su questi litorali e avrebbe fondato la città, alla quale diede il suo nome. Il porto di Hipponion invece lo avrebbe costruito Ercole. Quando tra l’ VIII e il VI sec. a. C. le prime colonie greche, Reggio, Sibari, Crotone e Locri, si furono assestate, cominciarono a fondare delle sub colonie. Nel VI sec. a. C. i Locresi, ostacolati nei loro traffici marittimi da Reggio, che era padrona dello Stretto, decisero di crearsi degli sbocchi sulle coste tirreniche. Superato l’Appennino, occuparono Medma e si impadronirono del territorio dell’agglomerato umano già esistente che colonizzarono, trasformando l’antico nome di VIEP in Eipo e, quindi, in EIPONEION (Hipponion). Ciò è confermato da tutte le fonti storiche e dai ritrovamenti archeologici. Tra il VI e il V sec. a.C. la città costituì una solida fortezza della potenza dorica in Italia, e la sua storia si fuse con quella di Locri, che era giunta al massimo splendore. Risale a quell’epoca la costruzione o l’ampliamento delle poderose mura, che la recintavano…

Lamezia Terme (di passaggio) – Città nata dall’unione dei comuni: NICASTO, SAMBIASE e SANTA EUFEMIA

Nicastro è una delle circoscrizioni comunità della città di Lamezia Terme. E’ Stato un comune autonomo sino al 1968, anno dell’unificazione con Sambiase e Santa Eufemia Lamezia per la nascita del nuovo comune, del quale è il quartiere più popoloso con circa 45 000 abitanti. Nel territorio dell’ex comune sono presenti la curia vescovile della diocesi di Lamezia Terme, l’ospedale, il tribunale e vari uffici amministrativi.

Piana Lametina  (vista dalle Serre)

Nicastro ha una storia iniziatasi tra il IX e il X secolo, in pieno dominio bizantino in Calabria. La storia nicastrese è fatta da continui domini ricordando fra tutti quello Normanno-Svevo. Per quanto riguarda la storia degli ultimi secoli, si può dire che durante l’occupazione francese in Calabria, avvenuta tra il 1806 e il 1814, Nicastro venne saccheggiata in lungo e in largo, dai briganti che combattono contro i francesi. Nicastro divenne dopo la restaurazione, uno dei più attivi centri carbonari. Molti carbonari nicastresi seguirono Garibaldi al Volturno nel 1860, e proprio in questo periodo avvenne un plebiscito per far sì che il Regno delle Due Sicilie entrasse a far parte del Regno dei Savoia, soprattutto per la grande apertura della popolazione e del clero alla causa unitaria.

Nicastro corso (1)
Nicastro. Corso Numistrano

Nel XV secolo, precisamente nel 1444, si insediarono in Calabria gli albanesi, e su una collina fondarono Zangarona che fino al 1848 era comune autonomo, ma poi divenne frazione di Nicastro. Sempre su questa collina costruirono la chiesa e tutto il centro abitato. Pian piano la cultura arbëreshë nella piccola frazione di Zangarona si sta perdendo.

Nel XIX secolo, una forte stagione di emigrazione, come risposta a una forte crisi, fa del nicastrese il primo comprensorio della provincia di Catanzaro per numero di immigrati al Nord Italia. Un’altra forte ondata di emigrazione si ebbe a Nicastro dopo il secondo dopoguerra, quando falliscono sia i vari moti contadini, sia le occupazioni delle terre. Il 4 gennaio 1968 Nicastro si unì ai comuni di Sambiase e Sant’Eufemia Lamezia per costituire il comune di Lamezia Terme.

Federico II fece costruire un castello a Nicastro per trascorrere le vacanze nella piana, particolarmente nei boschi dell’antica università per le sue amate battute di caccia, egli rivalorizzò l’antica badia dei Santi Quaranta Martiri e soprattutto il grande monastero di San Costantino arricchendoli di tesori.

IL castello normanno-svevo, oltre ad essere il simbolo di Nicastro, ha sempre esercitato un’attrattiva per i viaggiatori stranieri che dal ‘700 in poi hanno visitato la Calabria. A tutti, come scriveva nel suo resoconto di viaggio l’inglese Henry Swinburne (1743-1803) nel 1778, il castello di Nicastro appariva allora come “un romantico rudere in posizione pericolante sul letto di un fragoroso torrente che scorre giù in una valle buia e boscosa”.

Dopo il rovinoso terremoto del 1638, che abbatté il castello seppellendo sotto le macerie il feudatario principe Cesare d’Aquino, sono sorte tante suggestive leggende come quella della tana delle fate, quella della chioccia e i pulcini d’oro e, soprattutto, quella del paggio e della principessa, raccolte da don Pietro Bonacci nel suo volume su S. Teodoro, antico 

rione di Nicastro. Secondo la tradizione, quando cala la notte e tutto l’antico quartiere di S. Teodoro si addormenta, le fate escono dalle loro grotte di cui sono piene le sponde del torrente Canne e si aggirano intorno ai ruderi del castello e tra gli stretti vicoli, percorrendo poi il corso del torrente per raccogliere fiori, bacche e miele.

Sambiase: 

Sambiase: Il suo  territorio era abitato sin dalla preistoria nella cava del monte Sant’Elia, sono state ritrovate delle rocce con disegni neolitici.

A Sambiase  e Santa Eufemia lameziasono state ritrovate le rovine dell’antica città di Terina, igioielli, le monete di origini greche come il “tesoretto di Acquafredda” e il “tesoro di Sant’Eufemia”. Nel 2010 a Sambiase sono state ritrovate tombe greche intatte nella loro bellezza.

Secondo la leggenda terinea, la sirena Ligea morì  nella Piana di Santa Eufemia fondando la grande polis, lì infatti bagnata dal torrente sambiasino Bagni, “inquinato” positivamente dalle Terme di Caronte vi era situata la tomba della sirena.

Di Terina erano importanti, non solo la ricchezza economica, politica e sociale era conosciuta, ma anche per le terme importanti anche in epoca romana. I Romani apprezzavano le Terme di caronte dette Aghe in greco e Aquae Ange in latino. Antonino Pio fece inscrivere nella tabula sia le terme sia l’importante villaggio Le Torri luogo di “ristoro” per i carri in cui passava la Via Popilia

Sambiase per i greci si chiamava le Torri, Ad Turres,

La Brezia fu una regione centrale della Calabria di cui Sambiase faceva parte, era probabilmente la grande città di Balesia di cui famoso era il suo vulcano quaternario Ercole, l’attuale monte Sant’Elia. La città fu fondata da Bretto in onore al padre e alla madre (Ercole e Balesia), fondatore inoltre della sua omonima, la vicina capitale.

Nell’epoca Latina, i monaci basiliani provenienti sia dall’oriente che dalla Sicilia perché scacciati dagli arabi si insediarono nel territorio e fondarono numerosi cenobi tra cui quello di San Biagio. Nel VII secolo i contadini diretti in bassa collina (Cafaldo, Miraglia, Caronte rioni di Sambiase) da tutti i monti del reventino ma soprattutto del Mancuso, si insediarono attorno al monastero basiliano di San Biagio accrescendo la popolazione. I monaci richiedevano ai contadini prestazioni lavorative nei propri campi.

Duranteil dominio romano del Reventino, l’odierna Sambiase d i Sasmbiase Lamezia terme era chiamata Le Torri, Ad Turres, in latino. Il nome Due Torri deriva dalle due maestose torri che erano situate nel territorio, precisamente nella frazione Caronte, di cui non è rimasto niente.

L’antica Le Torri era citata anche nell’antica tabula Peutingeriana insieme alle Aquae Angae oggi Terme di Caronte denominate così dai Romani, e l’abbazia dei Sant i Quaranta Martiri presso le terme romane stesse.

I Romani apprezzavano e Terme di Caronte dette Aghe in greco e Aquae Ange in latino. Antonino Pio fece inscrivere nella tabula sia le terme sia l’importante villaggio Le Torri luogo di “ristoro” per i carri in cui passava l a Via Popilia.

Gli antichi itinerari romani erano di due tipi: picta (illustrava le vie e le stazioni graficamente) e scripta (che descriveva le vie e le stazioni testualmente).

Sambiase venne infeudata ai Sanseverino di Martirano nel XII e conobbe un lunghissimo periodo di prosperità quando Giacomo Sambiase era “Sanseverino” parente del duca di Calabria e Puglia e conte di Sicilia,Roberto il Giuscardo, prese il potere che gli concesso dalla grande imperatrice Costanza D’Altavilla e per evitare persecuzioni del Malo a discapito della famiglia Sanseverino, l’Imperatrice dell’impero svevo e regina del regno normanno che nel grande universo imperiale non dimenticò mai le proprie radici normanne difendendo sempre l’Italia normanna.

L’università era amministrata come: podestà regia, podestà baronale, parlamento, amministrazione della giustizia. Sambiase non cedette alle forti pressioni di Nicastro e divenne una potente università di gran lunga superiore (economicamente e culturalmente) al castro stesso, risiedevano qui molte e importanti cariche istituzionali del regno degli Altavilla e degli svevi che ammiravano il grande patrimonio faunistico e naturale di Sambiase. L’università di Sambiase fu esempio di grande organizzazione politica e sociale, infatti nonostante le enormi perdite subite a causa dell’annessione a Nicastro, Sambiase era e restò sempre grande potenza economica della Terra Giordana.

Il feudo di Sambiase durante il dominio francese fu tra i più ricchi dell’intero regno, il Regno di Napoli come entità politica riconosceva la potenza di Sambiase che aveva il monopolio per la coltivazione dell’olio e dell’uva nell’intera Calabria, Puglia e Basilicata,  e tra i primi paesi del meridione. Quando ferrante d’Aragona passò a contea l’università di Sambiase prese ancora più potere ed ebbe sempre più influsso politico su Napoli.

Nel 1806 Giuseppe Bonaparte, s’insediò al sud la politica napoleonica abolendo i feudi, nella seconda metà del XIX Sambiase diviene comune autonomo, ciò però peggiorò le condizioni del neonato comune. Nel 1848 si svolse una lacerante battaglia rivoluzionaria per la liberazione della Calabria dal regno borbo Calabrianico delle due Sicilie, la battaglia dell’Angitola, che segnò per sempre la storia spagnola In Calabria.

Sambiase, il 4 gennaio del 1968 si unì ai comuni di Nicastro e Santa eufmia Lamezia per formare il Comune di santa Eufemia Lamezia.

Santa Eufemia Lamezia: 

Sant’Eufemia Lamezia ha una storia antichissima, documentata dai tempi dei Normanni, che concessero grandi privilegi al prestigioso territorio di Sant’Eufemia, infatti secondo la tradizione la prima moglie di Ruggero era Ermburga, sorella dell’Abate di sant’Eufemia.

E’ possibile visitare i ruderi dell’Abazia benedettina di Santa Maria.

treno S. Euf (1)
treno S. Euf

Il prestigio fu assegnato all’ordine cenobitico Militare deli ospedalieri Gerosolimitani, = Sovrano militare Ordine di Malta.

L’ordine possedeva anche i feudi limitrofi di Nocera e Izzaria (Gizzeria).Tali  centri abitativi, conservano ancora oggi, come patrono San Giovanni Battista, protettore dell’ordine dei cavalieri di malta. Ai Cavalieri di Malta si attribuisce la costruzione del Bastione di Malta.

In seguito al disastroso terremoto del 16838 che aveva visto la città come suo epicentro, un nuovo centro, quello di Sant’Eufemia del Golfo (oggi Sant’Eufemia Vetere), venne fondato in una zona collinare poco distante.

Porta bagagli F.S. S. Eufemia

Nel XIX secolo, i terreni del feudo furono ceduti alle famiglie nobili e alla nuova borghesia territoriale che si andava formando. Il territorio di Sant’Eufemia entrò a far parte del comune di Gizzeria, il quartiere nuovo fu costruito durante il periodo fascista, in seguito alla bonifica della zona, e divenne Comune autonomo nel 1935 e poi si unì a Nicastro, Sambiase, per formare, nel 1968, un unico Comune di Lamezia Terme

Feroleto Antico: Sembra sia stato fondato nel IX secolo, a opera degli abitanti di un’antica località di origine enotra o ausona, i quali, per porsi al riparo dalle

Feroleto. La babba

incursioni saracene, si sarebbero trasferiti in una zona più facilmente

difendibile, cingendola di mura e munendola di un castello, più volte distrutto e ricostruito. Il toponimo, che in un documento del XIV secolo compare nella forma Feruleto, deriva dal latino FERULETUM, usato nel senso di ‘piantagione di ferule’ (dal latino FERULA, ‘canna’).

Feroleto. Panorama nptturno
Feroleto. La baba (1)

Assegnata, verso la fine del Cinquecento, al duca Ferrante Caracciolo, dalla prima metà del XVII secolo passò sotto la signoria dei D’Aquino di Castiglione Marittimo, che vennero insigniti del titolo di principi. Fu gravemente danneggiata da vari terremoti, nel corso del Settecento. La storia successiva all’abolizione dei diritti feudali, sancita dalle leggi napoleoniche, all’inizio del XIX secolo, non fa registrare avvenimenti di rilievo, seguendo quella del resto del Mezzogiorno, annesso al regno d’Italia al termine del restaurato dominio borbonico. Sotto il profilo storico-architettonico meritano di essere citati: la chiesa parrocchiale e i ruderi della rocca medievale.

Pianopoli: 

In Calabria, nel 1638 ci fu un terremoto tanto forte che rase al suolo diversi paesi della piana di Santa Eufemia e le popolazioni sopravvissute, cercarono altri luoghi più sicuri in cui abitare.

Da alcuni di questi immigrati, nacque PIANOPOLI. Parte degli abitanti sopravvissuti di Feroleto, si spostarono più a valle in una zona pianeggiante nei pressi della Chiesa di Santa Croce che era rimasta illesa alla furia del sisma che proseguiva tenendo in tensione la gente. Parte di questa gente ferolitana abitava già la zona in quanto erano coloni dei castellani.

Cancello – Frazione di Serrastretta La frazione o località di Cancello sorge a 264 metri sul livello del mare. Il nome cancello deriva dal fatto che in quel luogo esiste una strada obbligata come scorciatoia per scendere in pianura ebbene. un tratto di questa strada era sbarrato da un cancello e per attraversarlo bisognava pagare il pedaggio ai due proprietari terrieri confinanti.

Migliuso – Migliuso fa parte del comune di Serrastretta, in provincia di Catanzaro, nella regione Calabria.

La frazione o località di Migliuso dista 5,16 chilometri dal medesimo comune di Serrastretta di cui essa fa parte.

La frazione o località di Migliuso sorge a 453 metri sul livello del mare.

Le origini del nome sono incerte: potrebbe derivare dal latino miliun “graminacea” però in Calabria, non è mai stata coltivata. Potrebbe derivare dalla distanza di un miglio tra Angoli e Migliuso.

Migliuso Tradizione

La località Migliuso esisteva ancora prima che queste terre passassero a Serrastretta. Da ricerche fatte da Pino Della Porta risulta più attendibile che il nome possa derivare dal latino melius usum (migliore uso). Ad melius usum era una frase ricorrente negli atti notarili di assegnazione di terreni demaniali ed imponeva all’assegnatario di apportare su quel terreno bonifiche fondiarie.

Il paese è dominato dalla fortezza di Don Rico; risulterebbe che la masseria fortificata di Don Rico risalga al periodo della dominazione spagnola in Calabria, si può affermare che essa sia la costruzione più antica di Migliuso, anzi la prima in assoluto, risalente al periodo che va dal 1443 al 1500. In questo periodo vennero infatti riassegnate dal Re Alfonso d’Aragona tutte le terre demaniali, e quelle confiscate a coloro, che con Antonio Celleses, avevano preso parte alla rivolta dei baroni in Calabria…

Angoli frazione di  Serrastretta

Angoli Panorama (11)
Angoli Panorama (12)

Angoli è costruito su una collina, a Nord-Ovest del Monte Portella.

Angoli Panorama (2)

La frazione o località di Angoli dista 3,90 chilometri dal med

esimo comune di Serrastretta di

cui essa fa parte.

Il numero in parentesi che segue ciascuna frazione o località indica la distanza in chilometri tra la stessa e il comune di Serrastretta.

La frazione o località di Angoli sorge a 667 metri sul livello del mare.

Angoli fa parte del comune di Serrastretta, in provincia di Catanzaro, nella regione Calabria.

Altra località interessante : Miglierina

SERRASTRETTA –

Il territorio comunale è collinare nella sua parte inferiore (Nocelle, Cancello, Salice, Migliuso e San Michele) e montano invece dalle sue frazioni di Angoli e Viterale a salire fino su a Serrastretta.

Serrastretta pan (5)
Serrastretta pan (2)

Del comune di Serrastretta fanno parte anche le frazioni o località di Accaria (6,73 km), Accaria Immacolata (6,93 km), Accaria Rosaria (6,75 km), Belvedere (2,13 km), Cancello (8,37 km), Case sparse (– km), Catena (5,83 km), Crichi Soprano (4,78 km), Forestella (4,89 km), Mancini (2,88 km), Migliuso (6,78 km),  Nocelle (8,73 km), Palmatico (6,90 km), Salice (8,99 km), San Michele (5,71 km), Scarpelli (4,79 km), Serra(2,38 km), Serre (– km), Soverito (7,98 km),  Viterale (4,83 km).

Il territorio gode di un’ottima visuale sui due mari, Ionio e Tirreno e spazia fino alle Isole Eolie tra le quali la più ben visibile è Stromboli. Il territorio è collocato in una gola tra le serre. A Serrastretta sul Monte Condrò (poco prima del comune) vi è una incontaminata faggeta molto vasta e variegata dove è presente un laghetto.

Il borgo di Serrastretta è stato fondato attorno al XIII secolo da 5 famiglie di Scigliano (Fazio, Mancuso, Talarico, Bruni e Scalise). Il nome “Serrastretta” sembra sia stato attribuito dagli abitanti di Taverna, il significato è dato dal fatto che il capoluogo è stretto da due montagne dette “Serre”. Fu feudo della famiglia Caracciolo. Nel 1609 fu acquistata dai d’Aquino.

Soveria Mannelli 

Castagna – Il territorio di Castagna, montuoso, localizzato nella Sila Piccola, è appartenuto per molti secoli all’Università di Scigliano, un casale di Cosenza, nella provincia della Calabria Citeriore. Era chiamata un tempo Trempa della Castagna. Gli abitanti provengono principalmente dalla frazione Diano di Scigliano

Con lo smembramento di Scigliano, nel 1807, Castagna fu assegnata al comune di Soveria Mannelli, e assieme a Soveria nel 1816 entrò a far parte della neocostituita provincia della Calabria Ulteriore Seconda, con capoluogo Catanzaro.

Il 23 settembre 1832 Castagna, insieme col villaggio Colla, si separò da Soveria Mannelli per formare comune autonomo, che tuttavia non ebbe lunga vita. Dopo l’unità d’Italia, infatti, il consiglio provinciale di Catanzaro, constatato che le entrate comunali non erano sufficienti a coprire neanche le spese obbligatorie, nella seduta del 25 settembre 1867 ne prospettò la soppressione e l’unione del territorio del capoluogo Castagna al comune Carlopoli, e della frazione Colla al comune Soveria Mannelli. Contrariamente alle aspettative, con D.R. 23 agosto 1869 fu assegnato a Carlopoli l’intero territorio comunale, compresa Colla. Quest’ultima frazione, distante 15 km da Carlopoli e 3,5 km da Soveria, tornò tuttavia a Soveria Mannelli con decorrenza 1º gennaio 1871.

Carlopoli

Nel febbraio del 1625 alcuni uomini provenienti da Panettieri e da altri antichi casali di Scigliano presentarono al conte Carlo Cicala, proprietario del feudo di Tiriolo, una richiesta formale di fondare in quelle terre un nuovo casale, che avrebbero chiamato, in onore dello stesso conte Cicala, Carlopoli: (Città di Carlo). Carlo Cicala approvò tali richieste e permise la fondazione feudale di Carlopoli per tomola 45 di germano da pagare ogni mese di agosto. Circa cinque anni dopo l’infeudamento di Carlopoli, Carlo Cicala ebbe il privilegio di fregiarsi del titolo di Principe. Le attività economiche del XVII secolo a Carlopoli furono gestite da pochissime famiglie: i Montoro e i Guzzo, giunte da Tiriolo,

 Panettieri (famoso per il presepe vivente) –

Villaggio Racise e Mancuso – (località turistica della Sila piccola – Parco Nazionale della Calabria –

Lago Arvo – Lago Lorica – Lago di Ariamacina – Ampollino –

Sono famosissimi laghi della sila che forniscono l’acquia a tutta la Calabri del sud.

San Giovanni in Fiore La superstrada che parte da Cosenza per Camigliatello e S. Giovanni in Fiore, attraversa la Sila e termina Crotone

Giovanni in Fiore, e si trova a pochi km dei laghi; Arvo e Ampollino. È il più antico, vasto e popolato centro abitato della Sila, posto a pochi chilometri dall’Alta Val di Neto e dal comprensorio montuoso di Montenero, nonché il più popolato fra i 282 comuni italiani posti oltre i 1.000 metri s.l.m. San Giovanni in Fiore dista 58 km da Cosenza, capoluogo di provincia, e 53 km da Crotone. È il secondo comune piu’ esteso della Calabria, preceduto dal comune di Corigliano-Rossano.

La cittadina è legata alla figura dell’abate Gioacchino da Fiore, monaco esegeta del XII secolo], che qui fondò il monastero di San Giovanni in Fiore e la Congregazione florense. Il monastero fu dotato del tenimentum flori, formato dai territori silani che costituivano la Sila Badiale che dopo furono dati in commenda e governati dagli abati commendatari fino al 1530, quando su richiesta dell’abate Salvatore Rota

Silvana (Se si va dal Lago Arvo) –

Silvana è una località turistica silana

Camigliatello – Strada Rupea

Camigliatello silano: Frazione di Spezzano della Sila prov. di Cosenza, è una località fortemente turistica, situato a 1272 metri s. l. m, e si trova tra Cosenza e San Giovanni in Fiore. Camigliatello è cinto da fitti boschi di conifere e dista solo pochi chilometri dal suggestivo lago Cecita e dal Centro Visitatori di

Jpeg
Camigliatello

Cupone, nel Parco Nazionale della Sila. Visitato in tutte le stagioni dell’anno, Camigliatello è dotato di impianti di risalita e piste per gli sport invernali situati sul monte Curcio. Il centro ha un’innata attitudine turistica, consolidatasi nei decenni

Cassano – Stilo e Cassano Grotte di Sant’Angelo: Affascinanti e maestose, offrono uno spettacolo mozzafiato e rappresentano un’importante testimonianza dell’età preistorica. Sono le grotte di Sant’Angelo, un complesso di origine carsica, situato a ridosso del centro di Cassano All’Ionio, in Provincia di Cosenza. A segnalarcele è stata ancora una volta una nostra fan, Angela Pagliaro, che ringraziamo per la collaborazione.

Le Grotte di Sant’Angelo si distinguono in tre cavità: la Grotta Inferiore di Sant’Angelo; la Grotta Superiore di Sant’Angelo e la Grotta Sopra le Grotte di Sant’Angelo, tutte collegate da cunicoli che si estendono complessivamente per oltre 2.500 metri, conferendogli il primato delle cavità più lunghe della Calabria, come sono state battezzate dalla Rivista geologica Sparviere.

Nella profondità di questi cunicoli si compie un viaggio nella storia di 8.000 anni fa, a partire dal neolitico, per giungere all’età dei metalli, fino alla colonizzazione greca. Le grotte sono state abitate per un lungo periodo dall’uomo preistorico che ha lasciato come segno concreto della sua permanenza in queste cavità la più antica forma di scrittura documentata dagli esperti della Preistoria italiana.

Civita (con le sue Gole) – Castrovillari – Mormanno Calabro- Laino Borgo (col fiume Lao. Località caratteristica da visitare in particolare)

Altri luoghi di montagna sopra la Piana di Sibari sono: Spezzano Albanese – S. Lorenzo (CS)

Terranova Tarsia – (Importanti sono le rapide del fiume Crati, Qu si pratica Rafting. Si può salire lungo il fiume fino alle sorgenti del Crati per trovare l’acqua incontaminata pura, limpida e freschissima d’estate.