Le Castella

LE CASTELLA, ISOLA CAPO RIZZUTO

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Origini leggendarie e storiche

Le Csatella, Isola capo rizzuto. Secondo alcuni studiosi, l’ Isola di Calyipso descritta da Omero neli’Odissea, sarebbe da collocarsi proprio nelle vicinanze del borgo.

Fa parte dei mitologici tre promontori “Jaèigi”, identificati in Capo Rizzuto, Capo Cimiti e Le Castella. “Japigi” potrebbe essere connesso al popolo che colonizzò l’entroterra e diede il proprio nome ai tre promontori, oppure dal mitico Japix, figlio di Dedalo, uno degli artisti più valenti dell’antica Grecia.

Secondo quanto riportano alcune testimonianze letterarie antiche (Erodoto, Stabone etc.) Jappix o Japige fuggì da Creta seguendo il padre in una spedizione in Sicilia; ma durante il ritorno, una violenta tempesta lo fece naufragare presso le coste dell’odierna Calabria, ed alla località fu dato il nome di “Terra Japigia”.  

I Japigi, furono un popolo di cui non è chiara la provenienza, se dal territorio dove fu fondata Cartagine o se indoeuropeo proveniente dall’antica lliriache che colonizzò i “tre promontori Japigi” e anche buona parte della Puglia nel 1200 a. C., furono poi scacciati da un altro popolo antico, i Coni (originari dell’Epiro nella penisola balcanica), e si trasferirono definitivamente nella vicina Puglia.

La posizione geografica di Punta Castella, s’impose in occasione del trattato di amicizia tra Roma e Taranto, nel 304 a.C., sta di fatto che in base al trattato, alle navi da guerra romane era proibito navigare ad oriente di Capo Lacinio, onde parve opportuno ai Tarantini per sorprendere le navi romane che provenivano dal Tirreno e si dirigevano verso Taranto, da istituire una vedetta proprio a Le Castella.

Appena un secolo dopo, negli ultimi anni della Seconda guerra punica, tra il 208 ed il 202 a.C., Annibale, incalzato dagli eserciti romani e costretto a un repentino ritorno in patria, fece costruire là dove ora sorge la fortezza , una sorta di accampamento (o una torre di vedetta).

Dopo la dipartita di Annibale, i Romani fecero sbarcare, per motivi strategici, sul posto circa tremila coloni e chiamarono il luogo Castra. Fu così che la permanenza di quegli uomini diede origine al borgo, che prese poi vari nomi nel corso dei secoli. 

Secondo Strabone e Plinio il vecchio, ci furono varie isole distanti da Le Castella e Capo Rizzuto, alcune erano ammirate per la loro particolare bellezza e una fu abitata da pescatori bruzi.

Nei secoli IX – XI, Castella fu occupata dagli Arabi che avevano creato un emirato nella vicina Squillace ed avevano quindi tutto l’interesse di controllare l’intero golfo. Cessata in parte la minaccia araba, Castella divenne pian piano un popoloso borgo sul quale vennero erette anche due chiese: quella di Santa Maria e l’altra di San Nicola dipendenti Dall’Abazia di Santangelo de Frigillo in Mesoraca, fino alla soppressione della suddetta abbazia avvenuta nel 1652, e successivamente accorpata a Santa Maria della Matina in San Marco.

Si ha notizia poi che intorno al 1251 a Castella erano presenti pubblici ufficiali quali giudici e notai, segno evidente questo di un’attiva vita commerciale e sociale; Ebbe anche una propria Universitates con stemma annesso.

Nel XIV sec. fino al XVI sec. seguì le vicende storiche del Regno di Napoli, in alcuni momenti, Castella fece parte attiva nell’esito dei governi come nell’evento conosciuto come “Battaglia di Castella” fu una serie di battaglie decisive all’interno combattuta dai “Vespri siciliani”. Fu durante il periodo aragonese che la fortezza prese le forme architettoniche odierne; un poeta e militare Castellese di nome Coletta De Castelli allietava con le sue poesie la corte dei regnanti aragonesi. Nel 1520 l’abitato è circondato da mura, alcune di antica costruzione ed altre edificate di recente, era composto per la maggior parte da case palazzate, da alcune case terranee e da qualche “Domuncula Capanna” . Vi era la chiesa di Sant’Andrea, situata presso le mura nuove nei pressi del porto piccolo.

La parola “Le castella” per indicare “i castelli” o “le fortezze” erano consuetudine fino al XVIII, in seguito, in italiano moderno si cominciò a preferire di più scrivere “i castelli” o “le fortezze” anziché “le castella”. Il nome odierno Le Castella è stato preceduto da molti altri nel corso dei secoli.

Il Castello

Plinio la cita come Castra Annibale e Solino come Porto D’Annibale. In mappe del XVIII, Le Castella veniva segnata come Torre di Annibale. E’ Incerto che il borgo venisse dedicato ad Annibale, poichè esistono ampie cartografie che testimoniano della posizione di Castra Annibalis nel territorio dell’odierna Soverato.

Dopo la sconfitta di Annibale, i romani insediarono una colonia di tremila coloni che chiamarono Castra (il nome è latino e significa accampamento, campo fortificato): questo nome fu all’origine dell’attuale Le Castella, anche se,  il plurale è derivante da una tradizione che vuole che la fortezza divenga una delle tante che erano dislocate sulla terraferma e su un antico arcipelago scomparso.

La documentazione medievale superstite, evidenzia l’esistenza di “Castella” o “Catelluma Mare”, nell’ambito del “Iustiariatus Vallis Gratis et Terre Iordane”. La sua favorevole posizione marittima s’evidenzia già alla metà del secolo XII, quando il geografo musulmano Edrisi rileva l’esistenza di “Gaastal (Le Castella), città piccola”, segnalandone la distanza da Crotone: “Da Le Castella a Qutruni (Crotone), navigando a golfo lanciato, tredici miglia e diciotto costeggiando”.

Alla fine del duecento, “Castelle” è riportata nella c.d. “Carta Pisana” mentre, nel portolano noto come “compasso de navegare”, la cui compilazione risale al gennaio 1296 (codice Hamilton 396), sono riportate le distanze che la separavano da Squillace e dal capo delle Colonne: “Del golfo de Squillaci al capo de Castelle l x mil (llara) (er) greco ver lo levante. Del capo de Castelle al capo de le Colonne x mil(lara) entre greco e tramo(n)tana.”.

Agli inizi del Trecento, “castelle” compare “ nell’Atlante Luxoro” conservato presso  la Biblioteca Civica di Berio di Genova, e nella “Carta magrebina della Biblioteca Ambrosiana”, continuando ad essere segnalata con lo stesso toponimo durante tutto il corso del secolo,  nella carta di “Angelinu Dulcet” (1339), nell’Atlante di Abraham e Jehuda cresques   (1375), nella carta di  Guillelmus Soleri (1380) ed in altre. Lo stesso toponimo “castele” o “atele”, assieme gli analoghi “castel”,casteli” e “castela”, si rileva durante tutto il Quattrocento ed il Cinquecento, come ci mostrano le numerose carte nautiche prodotte nel corso di questi due secoli, che si conservano presso la Bibliotehèque Nationale de France e alla Biblioteca Marcinara di Venezia…